Mentre la Spagna inizia, per alcuni in modo po’ a rischioso, la fase due, già pianificata tempo fa, in Italia ci si prepara ancora per l’avvio che sarà a maggio. C’è una certezza. Serviva un dream team per la fase due del coronavirus, quella della ripartenza. E’ un dream team quello predisposto dal Governo? Facendo un confronto calcistico, Vittorio Colao, ex capo di Vodafone e uno dei manager dell’Hi-tech più conosciuti a livello internazionale, può essere confrontato a un fuoriclasse per una squadra. Ma basta un fuoriclasse per fare la differenza?
Se guardiamo il resto della squadra, manca un imprenditore, cioè qualcuno che abbia esperienza concreta di processi produttivi. Ma ci sono tanti consulenti del Governo e di istituzioni governative, avvocati e professori universitari. Tutto positivo per carità, ben vengano opinioni e idee accademiche e di consulenti. Ma forse sarebbe stato meglio rendere il dream team più concreto, con alcune delle migliori energie della vita imprenditoriale italiana, con uno sguardo soprattutto sull’export delle piccole e medie imprese, che rappresenta la forza del Paese. C’è da scommettere che in questa fase di difficoltà del Paese in tanti (nomi prestigiosi dell’imprenditoria) avrebbero accettato.
Si potrebbe ipotizzare che il Governo abbia voluto escludere dalla squadra imprenditori per dare un’idea di assoluta imparzialità e autonomia. Infatti un imprenditore è pur sempre azionista di un’azienda. Ma a questa ipotesi si può contro-battere ricordando che i consulenti sono altresì professionisti che lavorano con decine di aziende e sono presenti in Cda. Quindi anche in questo caso non c’è certezza che non esistano conflitti d’interesse.
Nella squadra ci sono sei professori universitari, un commercialista, un avvocato d’affari, sei consulenti del Governo o in istituzioni di emanazione governativa, un altro consulente già con incarichi governativi, un manager di Stato. Con quattro donne.