La mirabolante fusione Fca-Renault, che tutti davano ormai per fatta dal punto di vista mediatico, viene stoppata dal Governo francese. Non è una sorpresa l’esito e il fallimento delle trattative per il merger. I rapporti tra Italia e Francia, soprattutto negli ultimi anni, stanno diventando sempre più difficili sul versante societario: basta pensare alle liti Essilor-Luxottica, a quanto successo in Telecom con Vivendi e ad altre operazioni transalpine in Italia, non ultime le critiche ai raid di Lactalis sui formaggi italiani.
Se alle problematiche politiche si aggiunge poi il fatto che i rappresentanti di Nissan non erano per niente convinti sull’operazione Renault-Fca, è chiaro che qualche dubbio sull’operazione doveva ben nascere fin dall’inizio. Di sicuro al mondo politico è stato necessario qualche giorno più per comprendere e metabolizzare il merger, il cui annuncio è stranamente arrivato quando i Governi erano distratti e impegnati in tutt’altro: cioè ad analizzare i voti delle elezioni europee.
Secondo voci raccolte a Parigi sarebbe stato direttamente il presidente Macron a intervenire sulla trattativa fra le due aziende, preoccupato di arrivare alle elezioni del prossimo anno senza l’ombra di possibili chiusure di stabilimenti e di operai in strada. Uno degli scogli principali della contrapposizione fra il governo e Fca è stata proprio la richiesta di mantenere lo status quo per almeno quattro anni, a fronte della disponibilità a non toccare fabbriche e organici per due.
Macron è stato influenzato anche dalla lettera sulla fusione inviatagli ieri dall’ex ministro del Lavoro di Nicolas Sarkozy ed esponente della destra, Xavier Bertrand. Nella missiva inviata al presidente, l’attuale governatore della regione Hauts-de-France dichiara che una «tale decisione non può avvenire in modo precipitoso». Secondo Bertrand «si pongono un certo numero di questioni, una decisione non può essere adottata sotto la pressione del gruppo Fiat che concederebbe quindici giorni di tempo». E ancora: «Vista l’importanza del gruppo Renault nell’industria francese, l’ingresso in un negoziato esclusivo con il gruppo Fca non va concepito senza l’ottenimento garanzie solide e indiscutibili, in particolare, sulla tutela dei posti di lavoro e dei siti industriali francesi, ma anche sull’equilibrio della governance tra francesi e italiani».
E poi c’è la contrarietà di Nissan.Yu Serizawa e Yasuhiro Yamauchi, esponenti di Nissan nel cda dello storico alleato transalpino, in caso di votazione si sarebbero astenuti «da un voto cruciale che avrebbe minacciare il futuro dell’alleanza ventennale tra il costruttore nipponico e quello francese».