E’ l’imprenditore emergente del fintech internazionale. Andrea Pignataro ha fatto fortuna a Londra. Ha creato 20 anni fa il gruppo ION Investment Group, che è diventato in una decina di anni un gruppo fintech internazionale, specializzato nello sviluppo di piattaforme di gestione dati e di processi per intermediari, grandi corporation e banche centrali.
Ora Pignataro vuole fare il grande balzo anche in Italia, dopo essere cresciuto nel Regno Unito. Vuole infatti comprare il gruppo Cedacri ed è in corsa per presentare a gennaio le offerte vincolanti. Altri gruppi in gara per l’azienda guidata da Corrado Sciolla sono la multinazionale americana Accenture, che viene data come favorita, ma anche la società romana Engineering, controllata dai private equity Bain Capital e Nb Renaissance.
Secondo indiscrezioni i tre potenziali acquirenti in corsa starebbero infatti effettuando la «due diligence» finale sui contratti in essere del gruppo Cedacri sottoscritti dalla clientela, prevalentemente finanziaria. Si tratta di un passaggio cruciale capire i meccanismi dei contratti, in caso di cambio del controllo.
Pignataro starebbe dunque accelerando in queste settimane per presentare un’offerta finale.
Ion Investment Group, con sede a Londra, è specializzato in software, dati e analisi per istituzioni finanziarie. Dalla fondazione nel 1998 è cresciuto con numerose acquisizioni, spesso a leva. In particolare, a partire dal 2004 ha condotto 26 acquisizioni per un enterprise value complessivo di 10 miliardi di dollari. Nel 2019 ha comprato da BC Partners e Gic il controllo di Acuris, il gruppo a cui fanno capo i ervizi di intelligence su m&a e debt capital market Mergermarket, Debtwire, Unquote e Asia Venture Capital Journal. Nel 2017, invece, Ion, insieme a Carlyle, aveva ricapitalizzato Dealogic, fornitore di dati sul mercato delle fusioni e acquisizioni internazionale.
Ion impiega capitale permanente e investe solo in fintech, con approccio molto concentrato su prodotto e tecnologia, considerati le vere fonti di vantaggio comparato sostenibile. In questi anni le acquisizioni sono state fatte a leva. Di fatto, ION opera con le logiche del private equity, agendo con la rapidità e flessibilità tipica di questi investitori. Tuttavia, a differenza dei private equity, ION investe nelle proprie partecipate operando trasformazioni profonde in modo tale da permettere di ripensare il modello di business e il portafoglio prodotti delle società per essere meglio posizionate a cogliere le opportunità offerte dalla progressiva digitalizzazione dell’economia.
L’imprenditore si è mosso anche negli Stati Uniti per quotare al Nasdaq la Spac ScION Tech Growth I, con un target di raccolta di 500 milioni.