Mps continua a soffrire in Borsa e, per la prima volta dal suo ritorno a Piazza Affari, chiude sotto quota 3 euro. La capitalizzazione della banca scende a 3,3 miliardi di euro. Il valore della quota dello Stato, che possiede il 68,2% del capitale in forza di un investimento di 5,4 miliardi, è così scivolato sotto i 2,4 miliardi. Con una perdita, per ora solo potenziale, di circa 3 miliardi di euro.
Il trend negativo prosegue da 9 sedute. Al suo rientro in Borsa, il 25 ottobre 2017, Mps aveva chiuso a 4,55 euro, superando i 4,7 euro nei giorni successivi, per poi invertire rotta e perdere, da allora, più di un terzo del suo valore. Siena è al lavoro sul piano di ristrutturazione concordato con la Ue e sta cercando di risalire la china, dopo aver chiuso
il 2017 con un rosso di 3,5 miliardi, in gran parte generato dallo smaltimento di 26 miliardi di crediti deteriorati. L’obiettivo è “farle recuperare la posizione commerciale che aveva qualche anno fa”, ha spiegato nei giorni scorsi l’amministratore delegato Marco Morelli, prima di ammettere che, però, “sarà un percorso molto lento”. E se la strada del rilancio commerciale appare lunga e faticosa, non pare neppure imminente l’uscita dello Stato dal capitale, come imposto dalle norme Ue. Malgrado l’istituto senese venga tirato in ballo negli
scenari sulle aggregazioni fra banche, il tema “non è sul mio tavolo”, ha ribadito anche nei giorni scorsi Morelli. L’investimento del Tesoro in Mps è avvenuto in due tranche:
la prima da 3,85 miliardi, per compare azioni a 6,49 euro, e la seconda da un altro miliardo e mezzo, per acquistare a 8,65 euro le quote degli ex possessori di bond. Così facendo, il Governo ha evitato il fallimento della terza banca italiana, che avrebbe potuto dare il via una crisi dell’intero comparto, con risvolti pesantissimi sui risparmiatori.
