Quale sarà il destino di Alitalia nel caso si dovesse formare un nuovo governo? La domanda non è banale e molti giornali nel fine settimana hanno ritirato fuori l’ipotesi della nazionalizzazione come risultato della vittoria alle elezioni politiche della Lega e del Movimento 5 Stelle. Resta da capire se veramente sia la Lega sia il Movimento 5 Stelle saranno contrari alla cessione della flotta a un gruppo straniero. Di certo, corsi e ricorsi storici riporteranno al centro delle discussioni anche Silvio Berlusconi, il leader di Forza Italia e colui che aveva organizzato la cessione di Alitalia ai cosiddetti “capitani coraggiosi” e rigettando al mittente le avance di Air France. Sempre nel fine settimana alcuni giornali ripropongono anche un ingresso in campo di Cdp per prendere una partecipazione in Alitalia.
Devo essere sincero. Fa una certa impressione vedere la confusione che ruota attorno alla compagnia di bandiera quando mancano poche settimane alla scadenza fatidica: cioè il 20 aprile per le offerte conclusive da parte dei potenziali interessati: Lufthansa, un consorzio con Cerberus, Delta Airlines, Air France-KLM e infine easyJet.
E non credo che i potenziali acquirenti saranno favorevolmente condizionati da quanto sta succedendo e dalle ipotesi di contrarietà a un intervento straniero. Anche perché chi si comprerà Alitalia dovrà investire circa un miliardo nella sua flotta e nel network commerciale per rilanciare la compagnia, che nei suoi momenti peggiori perdeva mezzo milione al giorno.
Oltre al fatto che dovrà essere verificata la posizione dell’Unione europea sul tema di un intervento di Stato per salvare Alitalia, c’è da dire che una discesa in campo di Cdp, come ipotizzato da alcuni quotidiani, non sembra una grande idea, visto che la Cassa Depositi e Prestiti gestisce il risparmio postale che verrebbe investito in un asset problematico al momento come Alitalia.